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Dr.ssa Beatrice Gandini


La consapevolezza è il primo passo
nella comprensione dell’immagine che trasmettiamo agli altri ma anche di quali ideazioni e emozioni ci conducano a costruirci una certa
immagine di noi.

La relazione terapeutica funziona come uno specchio “caldo”, dentro il quale provare a vedere sé stessi e gli altri in modo diverso e vedere che cosa succede.

La terapia diviene una sorta di palestra di allenamento per la mente e per “la pancia” ad affrontare nuove esperienze emotive, di volta in volta calibrate dal terapeuta per favorire il più possibile un cambiamento.

La mia storia comincia al liceo, studiando i testi di filosofia alla ricerca di un senso da dare alla storia degli esseri umani, in senso ontologico e filologico. La mia curiosità ha origine allora dall’osservazione di come si nasca privi di qualunque conoscenza, almeno apparentemente, ma già dopo poche settimane il neonato sia in grado di prevedere le reazioni della propria madre. Con il tempo il bambino impara a rapportarsi con le persone e si costruisce un’idea di sé. Questo meccanismo di viene sempre più complesso nella vita, fino in qualche modo a diventare una forma di organizzazione complessa della conoscenza che diventa astratta, dal singolo essere umano che impara a rapportarsi con gli altri alle società organizzate.

L’osservazione del fatto che il cambiamento nella cultura dell’uomo comporta un cambiamento nel modo di organizzare la società aveva per me una suggestione straordinaria, ma ancora non una spiegazione. Questa passione mi ha portato all’Università degli Studi di Padova, antica culla della psicologia. Lì ho potuto studiare i fenomeni sociali, dal micro al macro, dedicandomi all’ambito della psicologia del lavoro e delle organizzazioni, perché le aziende in fondo sono delle società, cioè delle organizzazioni di conoscenze, culture e relazioni interpersonali. Tuttavia ancora non riuscivo a spiegarmi in modo soddisfacente in ambito aziendale perché le persone attuassero co0mportamenti talvolta francamente perturbanti il contesto lavorativo.

. Il mio stupore era anche legato alla constatazione che spesso questo tipo di comportamenti non portava un vantaggio a chi li metteva in atto, anzi li metteva in una condizione di sofferenza psicologica. Illuminante fu la professoressa Lucia Giossi, con la quale avevo fatto parte del mio tirocinio post laurea all’Università Cattolica di Milano. Mi disse che non avrei mai potuto essere una psicologa del lavoro completa se non avessi padroneggiato la clinica, perché solo la clinica poteva spiegarmi le motivazioni profonde dei comportamenti e poteva rivelarmi l’architettura della conoscenza personale degli esseri umani, variabile che poteva essere fondamentale nell’ambito lavorativo. Poco dopo l’esame di Stato, andai in Israele per visitare i centri delle maxi emergenze e per continuare a studiare l’ambito della comunicazione tra medico e paziente in telemedicina, che era stato la mia tesi. Durante il viaggio ebbi anche occasione di osservare una terapia residenziale integrata per i disturbi alimentari, sia negli adulti sia nei bambini e di osservare gli esiti di disturbo da stress post traumatico in un soldato che aveva perso il compagno a causa di una mina.

Ovviamente in seguito mi iscrissi alla scuola di specialità in psicoterapia e scelsi la Scuola di Terapia Cognitiva di Como, dopo aver peregrinato per diverse scuole, perché la teoria mi sembrava la più semplice e la meno interpretativa di tutte. Difatti secondo questa teoria nella relazione tra bambino e caregiver si strutturano i concetti fondamentali del sé e la conoscenza del mondo, vale a dire che il bambino nella relazione con i genitori e le figure di accudimento costruiscono gli occhiali con cui vedono il mondo da adulti. Nel momento in cui la relazione di accudimento ha qualche difficoltà, si strutturano modalità particolari di conoscenza che si traducono in comportamenti altrettanto apparentemente “particolari”, in realtà coerenti con il sistema di pensiero.

In questo periodo ho effettuato il mio tirocinio presso la Comunità “Il Volo” che è una comunità ad alta intensità riabilitativa per il disturbo borderline di personalità, dove ho imparato la terapia personale e di gruppo derivata dalle linee guida della Linehan. Mi sono occupata anche della Depressione post partum e della tutela della maternità al Centro Panda ed infine mi sono dedicata all’osservazione della relazione madre-bambino e al sostegno della genitorialità presso il servizio pubblico di Tutela Minori del Comune di Desio.

Una volta specializzata, ho seguito degli approfondimenti sulla Terapia della Coppia sempre al Centro di Terapia Cognitiva di Como, per comprendere come i propri temi personali giochino un ruolo nel costruire il legame con l’altro e anche per complicarlo.

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